“I Centri Sportivi Italiani hanno osservato il lockdown allineandosi perfettamente alle ‘superiori’ esigenze della comunità” − dice Giampaolo Duregon Presidente dell’ANIF, Associazione Nazionale Impianti Sport e Fitness − “e dopo quasi quattro mesi di chiusura hanno riaperto tra mille difficoltà”. Infatti, da una parte le associazioni dei consumatori chiedevano la  restituzione delle quote versate e dall’altra gli iscritti nei club avevano timore a riprendere l’attività nei centri sportivi che, comunque, continuavano gli investimenti nella sanificazione continua delle strutture, sia pure con il contingentamento dei frequentatori nei limiti dei numeri consentiti. In questo quadro di totale difficoltà finanziaria, con il forte aumento delle spese, sostenute anche nel periodo di chiusura (almeno per il 60%), i centri sportivi sono andati avanti con le loro attività, nonostante le difficoltà, sapendo di avere davanti almeno due anni di grandi sacrifici. E così i ragazzi hanno ripreso l’avviamento allo sport, gli adulti l’esercizio fisico fatto di passione e cura della propria salute, gli agonisti gli allenamenti per essere i campioni di vertice italiani. Tutto con più sacrifici, ma con la consapevolezza che solo così si sarebbe potuto tornare a fare attività fisica controllata e praticare discipline sportive. Avere davanti due anni di flusso economico inferiore alle uscite e continuare a lavorare
è possibile solo se mossi da una forte passione per ciò che si fa. Nonostante tutte queste difficoltà, i Centri Sportivi Italiani vanno avanti. E vanno avanti per non far morire quel movimento sportivo che ha trasformato milioni di ragazzi e ragazze in uomini e donne, formati e pronti per la vita. Chiudere nuovamente, o solamente diffondere un dubbio di “un’imminente
chiusura”, nonostante sia chiaro che i centri sportivi gestiti correttamente siano luoghi sicuri, sarebbe decretare la fine di tutto l’impegno e la passione profusi con abnegazione. Siamo certi che questo sia evidente e che con tutte le dovute precauzioni lo sport e l’esercizio fisico controllato possano continuare ad essere praticate, anche per fare prevenzione sulle tante patologie che l’esercizio fisico controllato cura: cardiopatie, patologie respiratorie, diabete, obesità, depressione e altre. Il presidente Duregon conclude augurandosi innanzitutto che si riesca a contenere e convivere con il Covid fino a che non si superi l’epidemia, magari con il vaccino. È proprio durante questo periodo che i centri sportivi sono ancora più utili: i cittadini stanno vivendo già un clima di depressione e paura, fare sport, come ormai sappiamo tutti, può essere un potentissimo antidepressivo. Chiudere o semplicemente paventare una chiusura dei centri sportivi arreca danni immensi ad un settore che, da sempre, “produce salute” abbattendo la spesa pubblica sanitaria. Non dimentichiamo che ogni anno in Italia muoiono 240.000 persone per problemi legati a patologie cardiache, 11.000 per problemi legati a patologie respiratorie, 20.000 per problemi legati al diabete: tutte patologie nelle quali la prevenzione attraverso l’attività fisica controllata, sin da giovani, ha effetti importantissimi. Dunque è un settore che non va chiuso perché:
• sicuramente con l’attuale e accurato controllo non diffonde il contagio;
• fa prevenzione sulle principali  malattie  croniche;
• avvia allo sport i giovani e li tiene lontani da stili di vita non salutari;
• aiuta tutti i cittadini a superare questo periodo di enorme difficoltà psicologica;
• produce e sostiene tutti gli atleti italiani al vertice delle diverse discipline.
ANIF si pronuncia per lo sport come salute: infatti star bene conviene a tutti. Conviene ai cittadini perché guadagnano la propria salute e conviene allo Stato perché risparmia in spesa pubblica per la salute.

Torna all'elenco